Mischa Maisky, violoncelloAlexander Vedernikov, direttoreOrchestra Filarmonica del Teatro Comunale di BolognaAntonín Dvorák, Concerto in si minore per violoncello e orchestra op. 104Pëtr Il'ic Cajkovskij, Sinfonia n.6 in si minore, op. 74 "Patetica"Teatro Manzoni — Bologna, 13 novembre 2012<...>
La seconda parte del programma ha visto impegnata l'Orchestra Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna in uno tra i maggiori capolavori della musica sinfonica, la Patetica di Cajkovskij: il direttore Alexander Vedernikov ha guidato l'Orchestra in un percorso caratterizzato da un'interpretazione fedele alla partitura e votato ad un'indagine ossessiva delle dinamiche, in cui hanno brillato per generosità musicale gli archi e le "ondate" sonore degli ottoni, ma anche la dolcezza espressiva dei fiati. Il celebre tema iniziale del fagotto ha creato un'atmosfera greve e cupa, mentre il secondo tema, inaspettatamente lirico e carico di sentimentalismo, ha permesso a violini e celli di svelare ancora una volta l'intensa e malinconica ricerca della "perfezione musicale" della titanica opera del grande compositore russo. L'Allegro vivo, che costituisce la sezione di sviluppo del movimento, è stato reso con impeto e drammaticità da un'Orchestra sempre concentrata e costamente capace di creare volumi sonori ben amalgamati e corposi. Anche il tono rasserenato con cui si chiude questo primo movimento, quasi un ripiegamento interiore, è stato magnificamente enfatizzato dai pizzicati degli archi.
Il valzer del secondo movimento è stato reso con grazia, in netto contrasto alla tensione emotiva del precedente movimento: l'interpretazione della Filarmonica, che ha ben scandito quel ritmo insolito ed irregolare (il famoso 5/4), è riuscita a riflettere le continue incertezze della vita, con le sue camminate tra vette e crepacci, esplorando continuamente tutte le possibilità dinamiche e timbriche di una grande compagine orchestrale.
L'attacco dell'Allegro molto vivace nel terzo movimento è sembrato impreciso da parte del direttore, ma l'Orchestra ha ripreso immediatamente il suo "percorso" poetico, coinvolgendo gli ascoltatori e lasciandosi guidare fiduciosa da Vedernikov anche nell'Adagio lamentoso dell'ultimo movimento, struggente e nostalgico, in grado di far risaltare ancora una volta la lucida e rara intelligenza musicale di Cajkovskij. Le ultime note della Sinfonia, affidate ai contrabbassi, hanno concluso un intenso viaggio musicale, costantemente votato a far risaltare idee e pensieri contrastanti: un viaggio inesorabilmente scandito da un andamento discendente, capace di lasciare anche l'ascoltatore meno attento in uno stato di malinconica inquietudine, magari alla ricerca di una vera pace interiore. Per ironia (o crudeltà) della sorte, la Storia ci racconta che la Patetica non venne immediatamente apprezzata dal pubblico e che Cajkovskij morì pochi giorni dopo la sua prima esecuzione, ma l'interpretazione che ha inaugurato la nuova Stagione del Manzoni è apparsa al pubblico come la degna testimonianza di una vita in Musica.
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